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Calia e simenza: tra gusto e cultura nelle feste siciliane
Calia e simenza rappresentano il cibo tipico delle serate di festa della Sicilia. Il loro gusto e le loro particolari tecniche di degustazione le rendono un pasto unico e irrinunciabile.
Quale siciliano non ha mai assaggiato almeno una volta un “coccio ri calia”? Salata, croccante e unica, calia e simenza sono infatti presenti in ogni festa o fiera della Sicilia in tutto il loro sapore. Responsabile del gusto e della preparazione è il “siminzaru” che, come una figura eroica che sorveglia e accompagna i popoli, rallegra e caratterizza ogni festa siciliana. Basta infatti varcare i confini del raduno festaiolo, per notare subito una nuvola di fumo provenire dall’interno della manifestazione. Avvicinandosi, il suo odore pervaderà l’olfatto dei nuovi arrivati, incantandoli e invitandoli ad andare verso la sua direzione. È in quel momento che il siminzaru fa la sua comparsa alla vista degli ospiti, i quali vedranno il tradizionale uomo affaccendato che cucina in tutta sicurezza e maestria i suoi prodotti. Attorno a lui, oltre gli affamati avventori, sarà possibile notare l’allestimento del carro che fa da sfondo a questa grande opera d’arte culinaria: che sia la classica raffigurazione di Santa Rosalia, o quella dei Paladini di Francia, il carro della calia attirerà ulteriormente l’attenzione dei passanti immergendoli in quell’atmosfera festaiola che caratterizza buona parte delle serate estive siciliane.
Calia o simenza?
Spesso vengono usati come sinonimi, ma calia e simenza sono termini con diverso significato. La calia infatti rappresenta i piccoli ceci tostati che ogni buon siminzaru non fa mancare nel proprio assortimento. Non vi inganni la loro piccola taglia: la calia, particolarmente dura e croccante al gusto, può far innamorare chiunque del proprio ricco sapore.
Diverso è il caso della simenza, termine più vago, che fa riferimento per lo più ai semi di zucca, i quali vengono leggermente tostati, salati e successivamente serviti nel classico “coppo” di carta.
Ma non finisce qui! Il siminzaru è davvero un venditore assortito ed è infatti possibile scegliere tantissima altra frutta secca dal guscio legnoso da aggiungere al proprio “coppo”, ovvero il cosiddetto “scacciu”.
Usi e caratteristiche
Calia e simenza non sono un cibo qualunque. Perfino la tecnica di degustazione è sopraffina e ogni siciliano che si rispetti la applica senza difficoltà. Nella fattispecie, se il chicco di cece tostato può essere mangiato senza alcuna tecnica particolare, il seme di zucca invece deve essere consumato ad arte: il buon siciliano tiene il seme ben saldo usando indice e pollice ed incide lateralmente con i denti la breve sporgenza che caratterizza tutti i semi di zucca senza fare troppa pressione e continua fino a metà seme, degustando già quell’aroma salato tipico dei chicchi ricoperti di sale grosso. Il risultato sarà quello di un seme di zucca semi-aperto da cui sarà possibile prelevarne il suo interno che verrà normalmente degustato.
A questa apparente difficile arte, che diventerà spontanea subito dopo i primi tentativi, si accompagna un contesto di degustazione volto a far apprezzare calia e simenza nei minimi particolari. Ogni siciliano infatti degusta il proprio coppo di frutta secca durante le passeggiate rilassanti assieme alla propria famiglia o con gli amici, oppure a fine cena, rilassandosi e mordicchiando di tanto in tanto qualche chicco tostato. Ecco che il coppo di calia non è più un semplice “snack” meridionale, bensì un pasto tradizionale che si fa portatore di particolari stati d’animo a cui siciliani e turisti non sanno rinunciare.